giovedì 17 novembre 2011

Un altro mondo è ...

"Un altro mondo è possibile", si diceva a Genova. Oggi non è più vero.  Oggi un altro mondo è indispensabile. Se le istituzioni non sono più rappresentative; se non viene ascoltata la popolazione neanche quando diventa, in massa, attiva; se le soluzioni proposte comunque sono all'interno degli schemi bancario-finanzieristici che ormai chiaramente governano il mondo, nascosti dietro a semplici imbonitori che spacciano per leader; se non c'è all'orizzonte un'alternativa e nel contempo le economie continuano a crollare ( e la gente a perdere lavoro, diritti, dignità)  allora limitarsi manifestare il dissenso è insufficiente.  Bisogna, in un qualche modo, dar forma ad alternative credibili. Occupy W.S., i notav, i movimenti studenteschi e le mille realtà che si oppongono al mondo delle banche e delle multinazionali sono al momento un sintomo fortissimo ma non un'alternativa. Quello che occorre è creare una  realtà che proponga un modello diverso, in modo strutturato e credibile, non limitandosi ad alcuni punti o appellandosi genericamente a qualche idea. Occorre una realtà che ridisegni il peso dell'economia sulla società, che ridia dignità alle persone e soprattutto discerna tra economia e finanza. E occorre che questa realtà diventi il più grande possibile. Io non sono in grado di dire come ciò possa avvenire, ma finché ci limiteremo a darci mutua solidarietà  ( quando va bene, a volte ci pestiamo i piedi l'un l'altro) senza tentare di giungere a sintesi su cosa va fatto e senza coordinarci in modo serio e non protagonistico, so che non c' è possibilità che avvenga

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