sabato 28 dicembre 2013

Roba persa e roba mia


Progetto musicale semidomestico solipsistico.

Da oggi in avanti, per i prossimi mesi, questa pagina vedrà pubblicati, con cadenza rigorosamente casuale, i brani che vanno a comporre "Roba persa e roba mia": come va di moda dire nel nostro barbaro tempo, si tratta di  un "concept album" di militanza, in cui si alterneranno brani di mia composizione a rivisitazioni di canzoni altrui.
Il progetto é solipsistico poiché, a parte un paio di collaborazioni, tutto é suonato, arrangiato, mixato e cantato da me, pure il montaggio video é mio (piú che solipsista so' poraccio) ed é semidomestico in quanto in studio di mastering arrivano solo i brani già editati, per questo il sound engenier Luca Ravetto (lui sí decisamente professionista) impazzisce per farli suonare in modo decoroso.
La tracklist qui di seguito lentamente (ma spero non troppo) si tramuterá in una serie di link a video di youtube, che rappresenteranno il compimento del progetto.

Buon ascolto!
Graditi condivisioni e commenti

ROBA MIA

1 Solo Servo, nessuna domanda
2  Molotov di plastica versione beta
3 82 ore (canzone per Francesco anzi Franco Mastrogiovanni)
4 F.f.s
5 l'impossibilitá
6 Dormi (pensando a Pavese)
7 ?
8  Ile in Clarea
9 Come
10 Il bagno (quasi canzone ispirata al romanzo del teRRoRe di Wu Ming

ROBA PERSA
1 Tutti giú per terra (Csi) versione beta
2 Oh cara moglie (I. Della Mea)
3 Brigante se more (popolare, feat. Ileana Gugliermina, arr. E.Messina)
   ( da "E pluribus unum",  cd creato con I. Gugliermina per raccogliere fondi a favore del legal team  notav) 
4 Tramonto d'Africa (PGR, feat Ileana Gugliermina finalmente definitiva!)
5 Fiesta (Estra)
il disertore (trad. Boris Vian)
Des armes (Leo Ferré)
EEAD (lib. da S. Tankian)
9 les temps des cerises versione beta (trad.)
10 Girotondo versione beta (De André)
11) diritto al tetto (I Ministri)

martedì 1 ottobre 2013

Consigli per la spesa - capitolo 2 (legumi e riso)



LEGUMI

I legumi dovrebbero essere pesantemente presenti in tutte le cucine, per i loro valori nutrizionali e per il prezzo abbordabile; i motivi per cui non é sempre così sono 2: i tempi di preparazione e le scoregge. Entrambi trattati a fine capitolo (assicuro che é interessante).

Come sceglierli?
La cosa migliore sarebbe averli sempre freschi; quando non é possibile, meglio prenderli secchi e tendenzialmente evitare quelli che riportano la dicitura "non necessita ammollo" (ad esclusione di lenticchie e piselli che non necessitano mai di ammollo), se proprio dovete prenderli in salamoia sceglieteli in vetro o alla peggissimo in tetrapak, mai in barattolo metallico

Comunque i legumi in scatola sarebbero da evitare perché:

-Le lattine contengono schifezze come bisfenolo, che possono finire nei legumi
-L'ammollo prolungato in salamoia impoverisce il prodotto, che si riempie pure di sale.
-Ambiente e portafogli ne soffrono.

Il bello dei legumi secchi é che si conservano per molto tempo (il tmc di legge arriva a 36 mesi) se tenuti bene; quindi anche qui, se non avete la possibilità di avere dei buoni freschi, il consiglio é  quello di fare scorta. É ancora più facile che per le farine: i consorzi agrari sono innumerevoli e comprando sacchi da 5kg riuscirete ad avere legumi biodinamici (certezza pressoché assoluta che non contengano fitofarmaci) spendendo la metà di quel che avreste fatto comprando scatolette al  supermercato. Anche diversi esercizi della GDO hanno iniziato a vendere legumi sfusi, in qualche  caso con certificazioni biologiche decenti, a prezzi più che abbordabili

Linee guida per l'acquisto :
1) Il tmc di legge é 36 mesi, un produttore serio non va oltre ai 15.
2) i sacchi in cui si trovano i legumi, se si va sopra al kg, devono essere traspiranti. In alternativa é accettabile la soluzione dell'atmosfera protettiva che però, secondo me, inficia il sapore. Inoltre, una volta aperta la confezione la prima volta, diventa inservibile.
3) la presenza di legumi "intrusi" (es. lenticchie in un sacco di borlotti) di per sé non vuol dire nulla ma può essere indizio che la ditta che confeziona non sia la produttrice, il che implica un passaggio in più e conseguente lievitazione dei prezzi.
4) le dimensioni dei chicchi ed il loro colore devono essere omogenei ma non eccessivamente, in una coltivazione naturale (biologica o meno) ci sono sempre lievi differenze sui semi delle diverse piante, se così non é probabilmente c'é stato un massiccio uso di prodotti chimici.
5) comunque scegliete sempre coltivazioni italiane (meno viaggio e un po' più sicurezza sugli ogm)

A livello di digeribilità il meglio sono le lenticchie rosse decorticate, seguite dai piselli spezzati; dal punto di vista nutrizionale però sono le più povere. Salvo casi di vera e propria intolleranza consiglio di usare sempre il legumi interi, attenendosi magari ai consigli che seguono, che sono poi la cosa più importante del presente capitolo


I legumi gonfiano ...

I gonfiori intestinali post fasoada sono causati da particolari carboidrati (oligosaccaridi) che sono indigeribili e nel colon vengono fermentati dalla flora batterica.
Un buon ammollo risolve il problema, così come quello dei fitati (composti ricchi di minerali non digeribili).

L'ammollo, se fatto bene, deve portare a germinazione, così da eliminare totalmente i fitati (oltre a elevare notevolmente le proprietà nutritive)

Per quanto sia una cosa semplice, l'ammollo deve essere fatto nel modo giusto, se no si sprecano i nutrienti e si digerisce male.


I 2 ammolli

L’ammollo lento:  lavare i legumi, metterli a bagno (tanta acqua, 2l x100gr), togliere i chicchi che vengono a galla e lasciare almeno 12 ore, o meglio fino ai primi segni di germinazione, i cui tempi variano da legume a legume (si va dalle 15 alle 40 ore,sempre che i chicchi siano sani ed integri).
 Adzuchi e soia vanno ammollati in frigo o, se fa fresco, all'aperto (se no fermentano).
Potendo, cambiare almeno 1 volta l'acqua

L’ammollo rapido (che non fa germinare, ma se si ha fretta..) bollire per 15 minuti (sempre stesse proporzioni di acqua), sciacquare con acqua fredda, ripetere l'operazione 2 volte poi cuocere normalmente .

Per rendere ulteriormente digeribili i legumi, li si possono cuocere assieme all'Alga Kombu (ma anche bollirli semplicemente con cipolle e sedano aiuta).


RISO

Sul riso bisogna fare una distinzione preliminare: integrale e lavorato. Sono due prodotti totalmente diversi sul piano organolettico e nutrizionale.

Il riso lavorato é un prodotto tendenzialmente inerte, povero di nutrienti, ma valido come base per molti piatti.
In Italia esiste una categorizzazione legislativa che definisce tre classi di risi: "superfini" (es. Carnaroli, Arborio...), i risi normali, e i risi da minestra.
Tendenzialmente i superfini sono migliori per i risotti (tengono meglio la cottura e sono di dimensione maggiore) ma sono anche più cari; esistono tuttavia risi meno "nobili" come ad esempio Baldo o Roma, che costano un 10-15% in meno e sono ottimi anche per ricette complesse e con cottura lunga.

Come acquistarlo

La soluzione migliore per acquistarlo é andare a farsi un giro in un paio di risaie a vedere come lavorano (o in alternativa scegliere via internet in base a recensioni o passa parola, esistono decine di piccole cooperative che lavorano bene) e farsi spedire il prodotto.
Per il riso é meno facile scegliere bene, rispetto ad altri prodotti, perché il chicco finito é pesantemente lavorato (decorticato, sbiancato e lucidato) e quindi non si hanno molti elementi per capire. In alternativa alla certificazione biologica (che sul riso pesa molto sul costo) é possibile consultare le schede tecniche del prodotto, con le quantità di fitofarmaci presenti nel lavorato. Molte aziende le pubblicano online, altre le mostrano volentieri; se non ve le fanno vedere, non comprate. *

Vi sembra una scelta onerosa? Per nulla. Infatti é vero che il riso tende a camolarsi se stoccato in normali sacchi, ma é ormai molto diffuso il confezionamento sottovuoto - anche da parte di piccoli produttori - che permette di comprarlo in gran quantità (la scorta per un anno) in una volta sola, abbattendo il costo di trasporto.
Acquistando 10 kg di Baldo si arriva a pagarlo 2,4/2,7 al kg, scegliendo il Carnaroli 2,7/3 al kg (trasporto compreso)

Il riso integrale.

Il riso integrale va considerato alla stregua degli altri cereali: anche sottovuoto tende ad andare a male abbastanza in fretta; essendo integro (o quasi) conserva le schifezze che c'han buttato sopra; ha bisogno di cottura prolungata; va lavato prima dell'uso.
É un prodotto molto più difficile del riso raffinato, ma é anche immensamente più nutriente e organoletticamente interessante.

Come comprare?

Qui il consiglio é poco originale: biologico, italiano, da ditte non troppo grosse.

Tra le qualità di riso integrale da preferire consiglio: per i bianchi il "ribe" (miglior rapporto qualità/prezzo) e il "tondo italiano" (piccolo, idoneo a minestre, poco costoso); per gli esotici il "nerone" (da non confondere con il venere, il nerone cuoce molto meglio ed é più nutriente) ed il "thai rosso"(molto profumato).


*Nelle coltivazioni di riso non bio utilizzano molti prodotti chimici perché la pianta é soggetta a varie malattie, nel caso del riso raffinato però, la lavorazione tende a mondare il chicco di una percentuale notevole dei prodotti su esso aspersi e - se il produttore lavora bene - sarà in grado di mostrarvi analisi con percentuali irrisorie di "schifezze" presenti sul lavorato. Certo, il biologico sarebbe meglio, se potete spendere 3,80-4,20€/kg

venerdì 27 settembre 2013

Consigli per la spesa capitolo 1

Stimolato da diverse discussioni, mi son deciso a stilare un piccolo vademecum su come si possa fare acquisti (soprattutto alimentari, ma non solo) con una buona sicurezza di non comprare immondizia, e magari riuscendo a mangiare roba buona e salubre.
Sarebbe necessaria una premessa circa l'effettiva valenza di concetti come "biologico", "agricolo" "km0" "vegan ok" ,"buono" "sano" e "etico", ma ho fatto la scelta di partire direttamente con le classi merceologiche e i miei (personali e contestabili) metodi di scelta/consigli, rinviando ad una sorta di postfazione per il resto. Ciò (oltre a palesare la mia schizofrenia) ha 2 conseguenze: 1 chi legge non avrà chiarissima l'impostazione del tutto (fino a quando leggerà la fine, spero);  2 se avessi aspettato che mi fosse venuta la voglia di fare il prologo, non avrei scritto nulla ;-).
Quindi

Capitolo 1

Pasta e Farine

Su molti prodotti alimentari l'occhio e l'olfatto giocano un ruolo fondamentale per comprenderne vari aspetti, su questi no. É possibile vedere se una farina é eccessivamente secca o ammuffita, oppure capire se una pasta é ben trafilata o correttamente essiccata, ma tanto più in là non si va. Il gusto offre qualche risposta in più, ma solo dal punto di vista organolettico, non da quello della salubrità del prodotto (a meno che abbiate comprato delle vere e proprie schifezze). Vediamo allora come fare.

Qui i problemi sono 3: tipo di cereale, qualità dello stesso, lavorazione.

tipo di cereale
Grano.
Noi diciamo grano duro o tenero e pensiamo d'aver detto tutto; in realtà esistono numerosissime tipologie di grano, quasi tutte figlie di trasformazioni compiute  dall'uomo.
Da sempre il problema in agricoltura é che le piante hanno voglia di crescere e di tenere i loro semi e i frutti il più piccoli possibili - compatibilmente con la propria riproduzione- destinando a sé la maggior parte del nutrimento, mentre all'uomo non frega quasi niente della pianta, ma molto del frutto/seme, da qui  la necessità di moltiplicare e ingrandire questi ultimi e rimpicciolire la pianta.
 Alcune trasformazioni sono compiute per selezione o innesto, come é da sempre in agricoltura, altre sono eseguite per irradiazione .*

Non mi dilungo sulle distinzioni tra vari grani (ce ne sarebbero infinite) ma devo fare un accenno al discorso Kamut. Questo é un grano pregevole sotto diversi aspetti, ricco di vitamine, sali minerali e con poco glutine. Il problema però qui é che la Kamut international é riuscita a registrarne il copyright, e di seguito ha iniziato a millantare pregi del prodotto che non stanno né in cielo né in terra. (Tanto che ancora oggi ci sono medici che lo consigliano a pazienti celiaci, ma il Kamut ha glutine!). La questioni qui é poi anche etica: brevettare una pianta é un gesto pericoloso che (cfr. Monsanto) spesso finisce per impoverire intere popolazioni. Quindi se proprio volete quella roba, comprate il "grano antico italiano": é lo stesso prodotto, ma senza copyright (costa anche un po' meno)

Anche per ciò che concerne altri cereali poi, vi sono notevoli differenze: il farro usato di solito é il tricoccum figlio di millenni di lavorazioni, il più produttivo, ma anche il più povero di nutrienti. Il monococco o originario é decisamente migliore dal punto di vista organolettico e nutritivo, ma é anche più caro; a seconda dell'uso quindi bisogna saper scegliere (una crostata di monococcum é una prelibatezza, il pane misto monococcum e grano é spreco).




2)La qualità del cereale.

Ci sono diversi modi per valutare la qualità di un seme "a vista", ma la maggior parte dei cereali viene venduta già trasformata e, quando comprate farina o pasta, il seme non si vede più. Per questo io ritengo che, a meno di conoscere personalmente e a fondo qualche produttore, nel caso dei cereali trasformati bisogna affidarsi alle certificazioni bio (di cui non sono tuttavia particolarmente tifoso) e a 2 altri parametri: devono essere di agricoltura, e non solo trasformazione, italiana (non per patriottismo, per far viaggiare meno la merce e soprattutto perché l'Italia ha parametri per definire "bio" molto più stretti di quelli di quasi tutti gli altri Paesi, particolarmente se a certificare é ICEA) e per quanto concerne le farine devono avere tmc ("da consumare preferibilmente entro..")  uguale o inferiore a 12 mesi (per legge possono arrivare a 18, ma ciò denota un'eccessiva sicurezza del produttore, da cui é facile supporre uso di antimuffe o eccessiva disidratazione del prodotto), per la pasta ciò non ha valore perché si tratta (o si dovrebbe trattare) di prodotto totalmente essiccato.

3) la lavorazione

Qui differenziamo:
PASTA
 una volta che si é sicuri dell'ingrediente/i, la pasta é abbastanza facile da valutare: se trafilata al bronzo (per quasi tutte le ricette la scelta migliore) deve essere porosissima; comunque deve essere totalmente secca e infine non deve essere fragile ma al contrario ben dura.

FARINA e SEMOLATI
Il taglio deve essere uniforme, se integrale non deve essere totalmente dicroma e a puntini (massa bianca con pezzi di crusca) ma deve presentare un mélange di sfumature (altrimenti é probabile sia farina bianca cui hanno aggiunto, dopo, della crusca).


L'ACQUISTO
Eccoci. Prima di tutto cosa: io credo sia meglio non eccedere con il grano bianco ma neanche evitarlo del tutto, quindi per i prodotti da forno (dai dolci al pane) suggerisco di variare tra integrale di grano, farro, segale (al limite riso - ma a me non piace ;-)) sempre con un po' di farina bianca (per i salati magari un "tipo2", per i dolci 00 o rimacinata sen. Capelli) che aiutano la lievitazione. Parimenti sulla pasta consiglio di alternare semintegrali, farro, sen. Cappelli a quella bianca.

COME COMPRARE?
Le farine e i derivati di cereali alternativi al grano sono "di moda" cosí come il "biologico", quindi il rischio é quello di spendere molto. Due soluzioni:
 1) tramite GAS si può comprare presso cooperative di agricoltori certificate, non faccio qui nomi perché non é mio interesse fare pubblicità ma ce ne sono di qualitativamente valide e molto oneste (si arriva a pagare pasta bio, bianca o integrale, meno di quella delle blasonate ditte nazionali e la farina poco di più, con risultati culinari non paragonabili)
2) (e questo tipo di consiglio tornerà anche in altri capitoli) A (pasta) forse non lo immaginate, ma nel raggio di 80 km da casa vostra - ovunque siate in Italia - troverete sicuramente almeno 20 pastifici artigianali; fatevi un giro e poi, una volta scelto, vi procacciate scorte per un anno, un anno e mezzo direttamente dal produttore, ottenendo prezzi decisamente buoni (tmc della pasta secca é 24 mesi) . B (farina) Da tempo ormai i distributori di farine hanno spacci attaccati ai magazzini, anche in città: comprando anche solo un 5/10 kg di farina(che potrete al lomite conservare per mesi in frigo o freezer)  riuscirete ad avere prodotti notevoli a prezzi molto buoni, il difficile qui é arrivare allo spaccio determinati e preparati: chiedere da che mulino provengono le varie farine (non é obbligatorio riportarlo) e, ovviamente, essersi in precedenza documentati sui vari mulini che si servono di quel distributore.



Su questi 2 prodotti potreste dire che lo sbattimento richiesto é molto alto e probabilmente non ci risparmierete nulla, anzi: vero. Tuttavia farine e pasta sono elementi fondamentali della nostra dieta e vi assicuro che se farete un paio di settimane di esperimento secondo i consigli sopra riportati, non tornerete indietro. Se si serve come sprone, ecco a confronto la tabella nutritiva della pasta piú venduta in Italia e quella di una cooperativa agricola


 PASTA DI GRANO DURO 100 Grammi

LEADER in Italia                           cooperativa agricola

Proteine 12 g                                      13,5 g

Carboidrati 72.2 g                               79,8 g

 Di cui Zuccheri 3.5                              2,1 g

 Grassi.  1.5g                                             <1g

Grassi Saturi 0.3g                                      N.a.

 Fibre 3g                                                       4,2g

Sodio 2 g                                                   0,9 g



*Esempio: gran parte del grano duro oggi prodotto é della tipologia chiamata Creso o di altre da esso sviluppatesi. Vi rimando alla pagina dell'Enea, dove l'ente si vanta del brevetto, per convincervi che non si tratta di leggende metropolitane, ma di pesanti interventi genetici.
Ad oggi non é chiaro quanto l'inserimento di questi (e altri) chicchi pesantemente modificati abbia contribuito al propagarsi di intolleranze o vere e proprie malattie (cfr, celiachia), di sicuro c'é che nei 25 anni seguenti all'introduzione del creso, i problemi col glutine sono globalmente cresciuti esponenzialmente.

domenica 14 aprile 2013

Ospito una provocazione di Ileana Gugliermina

Se io fossi Vito Crimi firmerei!


Care signore e cari signori,
elettrici ed elettori 5 stelle e non,
giornalisti e giornaliste,
e sopratutto caro Beppe,
La presente per comunicare all'Italia tutta che mi sono davvero stufato!
Sono un uomo onesto che ha voglia di trasformare il proprio paese in un posto in cui ogni donna e uomo ha diritto alla dignità, al lavoro, ad arrivare a fine mese e, perché no, anche alla libertà di espressione senza successiva smentita.
Io, e come me anche molti Italiani, credo che Bersani non sia come Monti. Questa però é la prima volta che lo dico. L'altra volta, quella ormai celebre, ho detto che sarebbe stato meglio un governo Bersani rispetto al prorogazio del governo Monti poiché il primo é legittimato da una parte molto più ampia di elettorato. È questo, signori, é un dato di fatto, non opinabile ne tantomeno smentibile.
Posso aver commesso degli errori e posso non risultare simpatico, ma questa é la mia occasione, e, siamo seri, non ne capiteranno altre, uno come me ha già avuto abbastanza culo ad essere eletto una volta, figuriamoci due, quindi non intendo buttare nel cesso l'opportunità della vita.
Ho deciso di alzare la testa. Uno vale uno e non mi lascerò zittire.
La mia proposta é quella che segue, potrete non essere d'accordo e non approvarla, ma non potrete smentirla!
E se qualcuno sarà pronto a discuterla io ci sarò.

Ok agli 8 punti di Bersani.
Ok alla fiducia al pd.
Ma SOLO se anche loro accettano i nostri 8 punti:

1) reddito minimo garantito
2) stop immediato alla Torino - Lione
3) Possibilità dell’8 per mille alla ricerca medico-scientifica
4) Risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica e graduale abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi la loro gratuità, con l’accessibilità via Internet in formato digitale
5) Potenziamento dei mezzi pubblici a uso collettivo e dei mezzi pubblici a uso individuale (car sharing) con motori elettrici alimentati da reti
6) Favorire le produzioni locali ma disincentivare le aziende che generano un danno sociale (es.distributori di acqua in bottiglia).
7) Introduzione di un tetto per gli stipendi del management delle aziende quotate in Borsa e delle aziende con partecipazione rilevante o maggioritaria dello Stato
8) Insegnamento della Costituzione ed esame obbligatorio per ogni rappresentante pubblico

Ai parlamentari 5 stelle: Ne discutiamo o mi buttate fuori?
Ai parlamentari pd: siete pronti ad un vero compromesso storico?

Vito Crimi firma qui:

giovedì 28 febbraio 2013

E adesso?



Siamo in un momento di confusione come forse mai era avvenuto prima, i riferimenti politici e istituzionali che, nel bene o nel male, erano punti fermi cui rivolgersi o da cui prendere le distanze, sono praticamente dissolti.
Le formazioni politiche esistenti o pseudo-esistenti si sono rivelate essere o inadatte per costituzione e competenza o addirittura dannose, asservite a prospettive ed interessi che nulla hanno a che fare con le necessità della popolazione; inoltre lo strumento stesso della democrazia per delega (comunque utilizzato anche dai "nuovi politici",  sebbene ci si riempia la bocca di "democrazia partecipata") continua a palesare i propri limiti. Peraltro la democrazia diretta sembra utopica in realtà grandi come l'Italia ( e comunque ricordo che uno dei primi voti popolari di cui si ha memoria scritta condannò a morte Cristo, quindi qualche dubbio sull'istituto in generale mi rimane). 
L'alternativa al voto come espressione unica delle proprie opinioni, lo si é ripetuto negli ultimi mesi, é l'attivismo, la politica quotidiana. Senza dubbio su singoli punti, e particolarmente nel locale, questa strada dá risultati e, in prospettiva, crea legami e sinergie.
Se però la questione che affrontiamo é il futuro politico,  siamo di fronte ad una scelta cogente: o si riesce a convergere  su un progetto politico, o (e dirlo fa passare forse per esaltati, ma é la logica conseguenza del tentar di cambiare la politica senza utilizzare i canali rappresentativi) si pensa alla rivoluzione.
I cambiamenti (e quelli che occorrono ora sono di enorme entitá) o li si fa fare alla politica inquadrata nelle istituzioni, oppure i cittadini per farli debbono giocoforza mettere in atto una vera e propria rivoluzione, e intendo la rivoluzione vera, di piazza, con scontri, feriti e morti.
Da qui il dubbio, mio ma non solo: dato per scontato che l'impegno quotidiano e l'attivismo sono comunque fondamentali e vanno portati avanti, ha più senso rifiutare la politica istituzionale e continuare a lavorare su lotte e sinergie fra lotte, restando ben coscienti che difficilmente arriveranno ad incidere in profondità il sistema - salvo pensare che un giorno il popolo userà i tablet come forconi e rovescerà con la forza il sistema, magari con in tasca ancora la tessera del pdl o del pd-, oppure é meglio, per l'ennesima volta, cercare di aiutare la nascita di una realtà politica istituzionale realmente di sinistra? Questa seconda ipotesi mi fa ridere mentre la scrivo: SEL, Alba, SPN, Rivoluzione Civile sono solo gli ultimi aborti in materia; tuttavia io non trovo una terza via che non sia la fuga o la resa. 
Mi rendo conto che entrambe le possibilità paiono tendenzialmente impraticabili e fallimentari, ma comunque non posso accettare la resa, e se un giorno dovrò trovarmi a far campagna elettorale per qualcuno, oppure in una piazza a farmi pestare dalla polizia, voglio che il mio essere lí sia un qualcosa che deriva da scelte e percorsi pensati e decisi in modo cosciente, non perché lì ci si é finiti per caso.