mercoledì 9 novembre 2011

Analisi e scelta

In questo momento in cui la politica ha il minimo di credibilità storico (perché da un lato i politici che abbiamo sono o in malafede o incompetenti, dall'altro lato pare sempre più chiaro come siano multinazionali e banche a dettare l'agenda politica - vedi Grecia e Italia) chi, come me, non vuole essere passivo davanti al mondo si ritrova ad un bivio che reputo fondamentale sulla via da percorrere.
La tentazione più forte è quella di abbandonare totalmente la politica in senso stretto, quella partitica, e dedicarsi esclusivamente a partecipare ai movimenti, con le loro lotte, i loro tentativi di costringere i poteri forti a cambiare direzione attraverso comportamenti quotidiani e manifestazioni di disubbidienza (civile o meno). Che senso ha, infatti, spendere energie per togliere un pupazzo malvagio da un trono (che è di carta) per mettercene un altro che più o meno farà le stesse cose? Mi si dirà che Bersani non è Berlusconi, e ci mancherebbe, lo so che esistono delle differenze, ma entrambi sono schiavi, o figli, di un sistema plutocentrico e antisociale: certo il Pd probabilmente avrebbe più tatto e gentilezza nell'alzare l'età pensionabile, confermare l'articolo 8 e cancellare il 18, ma un pugno, anche se me lo danno con il guanto, è sempre un pugno.
Il problema però che vedo nell'ignorare la politica rappresentativa è il fatto che tutto ciò che chiedono e fanno i movimenti ha bisogno di trasformarsi in una voce istituzionale - almeno finché si tratta di richieste e non di rivoluzione, che al momento vedo un po' troppo lontana. E la voce istituzionale non può essere altro che espressione di una forza partitica, o comunque istituzionalmente rappresentativa. Quindi o si cerca (o forma) una realtà politica che sia interlocutore e portavoce reale delle istanze dei movimenti e della popolazione, o qualcuno quel ruolo se lo prende, magari per proprio tornaconto. Faccio un esempio minuscolo ma che credo illuminante. Quest'estate si è creato un piccolo presidio NO TAV (non importa di quale stia parlando), si era una decina di persone, dalle anime più diverse, alcuni iscritti a partiti, altri anarchici, altri totalmente apolitici. Non appena alcune iniziative del presidio hanno avuto un minimo di risonanza e il presidio è cresciuto, si sono viste comparire strisce viola, stelle (a gruppi di 5), bandiere di sindacato e rifondazione, e in mezzo a questa epifania cromatica si scorgevano individui che tentavano di farsi portavoce della piazza, rappresentanti, riferimenti politici. A livello più esteso ciò è successo in passato al movimento tutto, con noti danni (leggesi Ferrentino), ed è normale, perché se c'è uno spazio vuoto qualcuno andrà certo a riempirlo.
E non c'è solo il TAV (magari!) c'è il lavoro, la casa, le pensioni, ci sono i CIE, i diritti... Su ognuno di questi argomenti il meccanismo è lo stesso.
Anche se non graditissima, temo quindi alla fin fine necessaria la presenza di una rappresentanza istituzionale con cui rapportarsi, cui dare mandato di farsi carico delle istanze popolari e movimentistiche. Non una delega in bianco, sia chiaro.
Da qui il problema di dove trovarla, questa realtà politica, che deve essere radicale e prospettivamente rivoluzionaria, perché deve incarnare istanze totalmente incompatibili con lo status quo finanziario, economico e culturale di Italia ed Europa.
Ad oggi non la vedo in quanto, esclusi ovviamente PD, PDL e terzo polo, restano i "5 stelle", Idv, Rifondazione ( e affini) e SEL.
Tra i grillini ho conosciuto persone degne di stima, che si sono fatte carico di problemi reali e hanno cercato di risolverli, addirittura puntando l'attenzione su problematiche d'ampio respiro, ma ho conosciuto anche molti (moltissimi) opportunisti che tendono a sfruttare le istanze popolari per avere spazio, secondo le peggiori abitudini politiche.
L'Italia dei valori (anche se oggi sta cambiando molte delle sue posizioni) mi pare un onesto partito di destra, con cui posso condividere 2 o 3 punti di civiltà e basta, non certo un cambiamento radicale del sistema.
Rifondazione, aldilà di alcuni suoi esponenti più illuminati, sembra ancorata a meccanismi politici, lessico e struttura da anni settanta e non credo sia in grado di ascoltare ed interpretare i problemi odierni.
Sel è, forse, ancora più problematica: all'interno di ritrovano esponenti PD in caccia di voti proletari, ecologisti smarriti, comunisti, sognatori. Ad oggi Sel non è in grado di farsi portavoce di nulla perché non ha una sua identità.

Fin qui la mia analisi dell'attuale, vi dico ora cosa ho deciso di fare io sebbene tra molti dubbi.

Non essendoci una realtà accettabile, bisogna crearla. In questi giorni in provincia di Torino si sta tenendo un congresso straordinario di Sel: a due posizioni più paludate, verticistiche e "pidieggianti" se ne oppone una terza, in cui si parla della necessità di diventare uno spazio per i movimenti, si dice che l'economia non deve guidare il mondo, che anche se non si deve essere il partito del No, in alcuni casi bisogna dirlo, questo no (mercificazione dei beni comuni, TAV, art.8, precariato), che si è persone prima che migranti, che esiste la decrescita serena...
Qui parte il mio tentativo: mi sono tesserato Sel e ho promosso questa posizione (ho già dichiarato che la mia tessera, se non passa questa linea, verrà stracciata). L'ho fatto quasi senza speranza, ma giorno per giorno vedo che aumentano le adesioni e forse passerà questa linea. Se così fosse, ho forse trovato un luogo dove valga la pena spendere energie. Forse. Forse invece è utopistico e si tratta solo di belle parole. Ma è l'unica strada che ho trovato

Il documento politico di cui sopra lo trovate a questo indirizzo http://tuttiincampopersel.wordpress.com/

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