lunedì 5 marzo 2012

Riflessione su tav

L'ipocrisia dilagante di questi giorni è la chiara dimostrazione di voler spostare ancora una volta l'attenzione dai motivi reali della contrarietà alla tav. Quanti manifestanti da Milano a Bergamo hanno scelto di protestare issandosi in un luogo alto (torri, tralicci,..) e mai nessuno scalatore delle forze dell'ordine si è arrampicato per costringerli a scendere. Però Luca è un notav e quindi non poteva permetterselo e in molti, pennivendoli e politici, dicono più o meno apertamente che se l'è cercata. Quanti di noi hanno mandato a quel paese un vigile per una multa, e non credo che il vigile abbia avuto una menzione d'onore né che voi siate stati messi alla gogna mediatica del Paese intero. Però Marco è un notav e quindi va sputtanato ed offeso in tutti i modi. Tutto ciò è un insulto, un'offesa alla persona prima ancora che al movimento. Ma noi non ci vogliamo fermare su questi punti, non accettiamo che il ragionamento venga brutalmente spostato dal luogo dove deve restare. Atteggiamenti del genere qualificano li li assume, se mai ce ne fosse ancora bisogno. Ma, alla fine, le vere domande sono tre: Serve il TAV? E, a prescindere da ciò, è questo il modo con cui si impongono opere e scelte economiche? E, a prescindere pure da ciò, è accettabile che il dissenso venga represso in modo così aspro ed inumano, incarcerando manifestanti non violenti, picchiando persone in sit-in pacifici, inseguendo le persone in locali pubblici spaccando a manganellate le vetrine, insultando e denigrando una valle intera? Tre domande, una sola risposta. NO. Le motivazioni alla prima domanda sono centinaia, raccolte in innumerevoli studi di professori, scienziati ed economisti di indubbia fama: non c'è necessità di aumentare la capacità di trasporto su quella direttrice, perché non c'è richiesta, il traffico è in realtà in costante diminuzione da decenni; i lavori porterebbero danni ambientali ingenti alla valle e anche oltre, sia per la presenza di materiali di smarino quali amianto e radon, sia per la loro ingenza; come è chiaro da numerosi rapporti il tav richiama mafia e intrallazzi politico-industriali. Alla seconda domanda ci aiuta a rispondere la nostra dignità, la coscienza dell'essere umano che vuole sentirsi cittadino e non mero mezzo di produzione e consumo, servo di pochi oligarchi plutocratici. Alla terza domanda basta il buon senso per rispondere: non siamo nella russia feudale del 1700, dove si accettava la mattanza dei contadini non ligi agli ordini del potere; senza arrivare a parlare di democrazia partecipata, è perlomeno assurdo e vergognoso che chi esprime dissenso venga insultato, irriso, picchiato, incarcerato senza avere oggettive colpe. Invece di restare focalizzati su questi punti siamo obbligati a giustificarci e rappresentarci con i media, in maniera paradossale e schizofrenica: dimostrare che non siamo pagati (perché tanta gente, davvero, crede che ci pagano per manifestare!!); spiegare che su 100.000 persone è normale che ci siano qualche decina di pirla che fanno cose sbagliate; cercare di mostrare le violenze delle forze dell'ordine che i tg e i giornali continuamente oscurano, far capire che non c'entra nulla con noi la sindrome NIMBY... È un percorso defatigante che stiamo facendo da anni.Ma io credo che non ne valga più la pena. È una strada su cui non possiamo vincere, troppi soldi vicino ai giornalisti. Lasciamo perdere il mainstream. Diffondiamo le notizie in altri canali, per far si che chi vuole si informi e chi invece tiene solo alle chiacchiere da bar si guardi il tg5.

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