giovedì 25 ottobre 2012

Del voto e della democrazia

Ho sempre sostenuto che chi non vota é complice di chi vince le elezioni; tecnicamente é ancora vero, in modo incontestabile.
Credo però che oggi sia necessario non votare. Ciò significa che siamo davanti ad  una sconfitta della democrazia rappresentativa, e tuttavia sono convinto che sia necessario ufficializzare tale sconfitta non presentandosi alle urne.
Per almeno 3 motivi, di natura diversa e tutti cogenti:

1) Votare il "meno peggio" é una brutta cosa che tuttavia si é spesso fatta, perché il nostro panorama politico ci ha proposto dei figuri tali che l'alternativa, per quanto spesso poco allettante, appariva comunque di gran lunga migliore. E io sono convinto che dire "sono tutti uguali" sia un'idiozia, pure pericolosa, che spinge a livellare tutto il panorama politico sul punto più basso. Con buona pace di Grillini e compagnia, Vendola non é come Alfano, come Ferrero non é come Maroni.  Il problema attuale é però che non esistono possibilità di scelta non dico ottimali ma perlomeno percorribili: o si vota qualcuno che continuerà a percorrere il solco Monti-bce, o si disperde il voto, perché le forze "non allineate", da rifondazione ad Alba, non sono state in grado di strutturarsi in maniera credibile e spesso non hanno avuto il coraggio di rompere con dei meccanismi che oggi non funzionano più. Sono vecchie e spesso cieche, perché non han capito che la dialettica tra le parti oggi é solo una bufala con cui i poteri reali (banche e multinazionali) contengono le spinte che vorrebbero rovesciarle; paradossalmente i riferimenti della sinistra "radicale" sono diventati strumenti atti a contenere e sedare il malcontento popolare, perché con le tre frasi magiche"trovare un punto d'accordo", "no alla violenza", "bisogna restare in europa" castrano e tradiscono le istanze reali che dovrebbero sostenere. E questo vale per i partiti come per i sindacati (é scandaloso cosa la cgil ha accettato negli ultimi anni senza neanche 5 minuti di sciopero).

2) Il voto di protesta, alternativa da molti accarezzata e da almeno uno molto sponsorizzata, é secondo me deleterio. "Siccome chi fa politica non é pulito, votiamo gente che non sappiamo se é pulita ma di sicuro é inesperta e molto probabilmente arrivista" mi pare una posizione insensata, anche perché la scelta di Grillo é stata quella di creare un partito-franchising non democratico e ideologicamente sterile che é in grado di attirare solo voti "contro"  e non "per" qualcosa. Parimenti anche altre iniziative "antipolitica" tendono a concretizzarsi solo in rifiuto dell'attuale senza avere prospettive alternative. Alba é forse un'eccezione, ma allo stato attuale mi pare sconti un pesante dirigismo e un formalismo che la rendono molto poco incisiva.

3) Accettare che il voto sia IL momento della democrazia significa perdere. "Voti, cosí scegli chi governa (o meglio, credi di scegliere, ché alla fine le scelte le facciamo noi) e poi non rompi più i coglioni" é il meccanismo con cui si é uccisa la democrazia reale. Sovvertiamolo : "Noi non diamo né a te né a nessun altro una delega in bianco, che legittimi in qualche modo le peggio azioni decise in una villa in Baviera, ma saremo in piazza ogni volta che vengono offesi i diritti della popolazione, saremo nel cantiere TAV ad impedire quello scempio, saremo davanti alle case occupate a proteggere le famiglie che volete mettere in strada, saremo nei CIE a fermare i vostri manganelli, saremo davanti alle banche che continuate a pascere affamando la gente, saremo nei vostri locali di lusso dovete spendete i  nostri soldi, saremo a fianco di tutti quelli che state umiliando, arrestando, uccidendo." Così forse potremo fermare il peggio, e poi trovare qualcuno che davvero ci rappresenti

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